Dalla chiara origine greca, il termine micrognazia indica una mandibola retrusa, ovvero piuttosto piccola rispetto al resto del viso, generalmente più arretrata rispetto al piano mascellare superiore e a quello medio sagittale, concretizzandosi in un profilo sfuggente, quasi a becco d’uccello.
Quest’anomalia cranio-facciale, considerata relativamente rara giacché colpisce un neonato su 10.000, è dovuta a uno sviluppo prenatale insufficiente, di origine ereditaria oppure genetica.
A seconda delle fasi della crescita in cui essa si manifesta, la micrognazia porta con sé diversi disturbi e complicanze. In particolare, se la micrograzia è di tipo congenito, essa interessa lo sviluppo anomalo “del primo e del secondo arco brachiale”, potendo associarsi persino a malformazioni del cranio e dell’orecchio.
Laddove, invece, la micrognazia dovesse essere catalogata come “da sviluppo”, essa vanta diverse cause, tra cui è possibile annoverare lesioni derivanti dal forcipe, eventi traumatici avvenuti durante l’infanzia o, più raramente, generata da infezioni particolarmente gravi, come l’artrite reumatoide.
Benché si tratti di casi rari e gravi, la letteratura medica ricorda altri casi di micrognazia, relativi alla resezione dell’osso mandibolare a causa di un tumore oppure per colpi d’arma da fuoco. Consistente in uno sviluppo anomalo della mandibola, sia in lunghezza sia in larghezza, la micrognazia può interessare uno o entrambi i rami.
Quando l’asimmetria mandibolare è di tipo bilaterale, essa si presenta con un corpo mandibolare corto, con il mento retruso, il labbro inferiore rientrante all’interno della bocca con i denti notevolmente inclinati verso le labbra.
Quando, invece, la micrognazia interessa solo una parte della mandibola, paradossalmente, l’asimmetria facciale è decisamente più evidente, giacché essa colpisce anche il “lato normosviluppato”.
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